Festività

Processione del Giovedì Santo (settimana di  Pasqua).

giovedisanto La Settimana Santa rappresenta per i cittadini lancianesi un momento di profondo raccoglimento ed è particolarmente ricca di manifestazioni organizzate dall’ Arciconfraternita “Orazione e Morte” San Filippo Neri, che ricordano la passione di Cristo. Tra le tante, il rito più caro e sicuramente vissuto con maggiore carica religiosa, è quello del Giovedì Santo. Nella serata di questo giorno infatti i lancianesi si riversano per le vie del centro storico della città per fare raccoglimento presso il “Santissimo Sepolcro” esposto in tutte le Chiese in attesa di partecipare alla processione degli “incappucciati”. La processione degli “incappucciati” è presieduta dai confratelli dell’ Arciconfraternita San Filippo Neri, che al suono struggente del Miserere, del musicista lancianese Masciangelo, accompagnano “il Cireneo”, scalzo e con la croce sulle spalle, in un percorso, poi ripetuto dalla processione del Venerdì Santo, che attraversa la parte più antica e suggestiva della città.

 

Sant’Egidio (31 agosto).

segidio A Lanciano il culto del Santo ha tradizioni antichissime. Una chiesa intitolata a suo nome fu infatti edificata, intorno al secolo X, sotto le mura occidentali della città, in corrispondenza delle Torri Montanare, nella zona dove si svolgevano le antiche fiere romane “nundinae”; di qui il legame con la fiera di S.Egidio che si svolge il 31 di agosto e che pertanto è da far risalira al periodo delle grandi fiere di Lanciano ed in particolare a quella maggiore di settembre, che si apriva l’ultimo giovedì di agosto, momento in cui era fatto obbligo agli artigiani ed ai mercanti della città, di scendere in fiera per dare “inizio e corpo” alla stessa. Decadute le fiere, con il tempo, non è chiaro bene il perchè, si trasformò in un mercato di giocattoli e dei più svariati oggetti dell’artigianato locale: utensili di legno e rame, canestri e ceste di vimini, cocci di terracotta. Tra gli oggetti in terracotta riveste particolare importanza la tradizionale “canpanell di Sant’Egidie” (forse in ricordo della campanella usata sul bastone dai lebbrosi per preannunciare il loro arrivo) realizzata in tutte le misure e variamente decorate dai vasai lancianesi che hanno avuto sempre un ruolo di primo piano in questa antichissima sagra. Attualmente la fiera si snoda da Piazza Plebiscito lungo tutto il corso Trento e Trieste con centinaia di bancarelle che espongono oltre ai pochi prodotti tradizionali, anche tutta la varietà di giocattoli, di articoli da regalo e di arredo casalingo, oggi fabbricati industrialmente. Se vuoi conservare l’antica usanza, compra la campanella di coccio e il cestino di vimini (artigianali) da regalare alla persona amata.

 

Il Mastrogiurato (prima domenica di settembre).

mastrogiurato Dal 1981 si svolge in Lanciano, di solito nella prima domenica di settembre, la rievocazione storica del “Mastrogiurato”. Questa carica politico-amministrativa fu istituita degli Angioini nel 1304. Il Mastrogiurato affiancava il Sindaco nell’amministrazione e nella polizia della città (con particolare riguardo a quest’ultima funzione) e veniva eletto semestralmente dai quattro quartieri, tra i “dottori” o i ricchi borghesi, esperti nelle leggi e dotati di particolare integrità e prestigio. A Lanciano l’incarico assunse una particolare rilevanza allorquando i Re vollero premiare la città per la sua fedeltà e per i servigi resi alla Corona, con la concessione della “demanialità” e di numerosi privilegi per le sue Fiere, tra i quali la esenzione da tasse e dazi, l’ammissione di persone di qualsiasi nazione, razza e religione, anche se ribelli, la facoltà di tenere armigeri per la difesa della città e delle mercature, ecc. Si ravvisò, ad un certo punto, l’opportunità di concentrare nelle mani di un solo uomo la organizzazione della fiera, la tutela della sicurezza delle persone e delle merci sia in città, sia sulle strade che vi conducevano, il rispetto dei privilegi concessi ai mercanti, la pronta ed equa risoluzione dei problemi nascenti dalla mercatura, togliendo al Giudice Regio, per la durata delle fiere, parte di tali funzioni.
Tutti i compiti di cui sopra, vennero, con il beneplacito regio, affidate al Mastrogiurato. Egli prendeva formale e solenne possesso dell’incarico con la traslazione dal palazzo municipale e l’esposizione nel “palazzo delle fiere” delle bandiere della città e del Re. La rievocazione di questo rito avviene all’inizio del “settembre lancianese”, nel rispetto della tradizione secondo la documentazione pervenutaci, scegliendo ciascuno dei quartieri storici, a turno, l’uomo che deve impersonare il Mastrogiurato.

 

Il Dono (8 settembre).

dono Il rito si svolge l’8 settembre (festa della Natività di Maria) con un lungo corteo formato dai rappresentanti delle varie contrade di Lanciano con i doni da offrire alla Vergine protettrice della città. Le donne, vestite con gli abiti tradizionali, sfilano per il Corso Trento e Trieste portando sul capo le caratteristiche conche in rame (con cui si faceva in passato la provvista dell’acqua dalle fontane), addobbate con fiorì e festoni di carta, ripiene di grano o granone; gli uomini a piedi o su carretti, recano prodotti agricoli o vivande tipiche della cucina lancianese (anch’essi addobbati con fiori e festoni). Il tutto tra suoni di fisarmoniche e canti tradizionali. Recentemente si sono intercalate nel corteo rappresentazioni di scene di vita campestre e, in luogo degli antichi carretti trainati da animali, sfilano rimorchi e trattori agricoli.
Sembra che la tradizione abbia avuto inizio con la raccolta di donativi che si fece tra tutta la popolazione lancianese per le feste dell’incoronazione della statua della Vergine del Ponte e del Bambino, nel settembre del 1833, allorquando il comitato dei festeggiamenti organizzò la sfilata di rappresentanti delle varie classi sociali della città, che recavano in mano o su cuscini donativi in denaro, preziosi o oggetti di altro genere da vendere all’asta per destinarne il ricavato ai festeggiamenti; in quell’occasione anche i contadini sfilarono portando in offerta i loro prodotti. Qualcuno, altresì, ha voluto ricollegare questa tradizione ad antichi riti pagani che si celebravano al ritorno della stagione autunnale in onore delle divinità campestri.

 

Le Feste di Settembre (14-15-16 settembre).

festesettembre Le feste di settembre continuano ad essere le più popolari in Abruzzo sia per la partecipazione spontanea di folla sia perché si rivivono antiche tradizioni di inestimabile valore culturale. Si svolgono nei giorni 14, 15 e 16 di settembre, con una serie di manifestazioni unite in un equilibrato rapporto tra motivazioni religiose e voglia di divertimento. I festeggiamenti iniziano il giorno 14 alle ore 4 del mattino con l’esplosione di fuochi pirotecnici e l’accensione delle luminarie che, in una sceneggiatura da favola, segnano il percorso delle manifestazioni. Dall’Ippodromo delle Rose si scende lungo il Corso Trento e Trieste trasformato dalle arcate come una unica galleria luminosa per raggiungere Piazza Plebiscito circondata dalle imponenti strutture della Cattedrale, della Torre Civica, del Teatro Fenaroli e del complesso S. Legonziano, per poi scendere a Piazza Garibaldi dove si svolge il tradizionale mercato.
Molte le manifestazioni che tradizionalmente sono legate alle Feste Settembrine di Lanciano, tra queste,
le corse al galoppo che, secondo alcuni storici, risalgono al 1400 e collegate alle famose “corse dei barberi” che si svolgevano in alcune città d’Italia, gare pirotecniche e concerti bandistici. Le feste si concludono con una solenne processione religiosa con la statua di Maria SS. del Ponte che, circondata da una folla di devoti, viene portata lungo le principali vie cittadine.

 

La Squilla (23 dicembre).

squilla La squilla è una campanella, sita sulla sommità della torre civica, che suona dalle 8 alle 8,30 e serviva una volta a chiamare i canonici della cattedrale all’ufficio mattutino, gli artigiani e gli operai al lavoro. Ma il suo suono acquista un particolare significato, quando il 23 dicembre, di ogni anno, antivigilia di Natale, dalle ore 18 alle 19, richiama ai lancianesi la memoria dell’imminente Natale e la necessità della riconciliazione con tutti.
La tradizione nacque allorquando Monsignore Tasso, arcivescovo di Lanciano, verso l’anno 1600, cominciò a recarsi, in quell’ora, in processione penitenziale (sembra a piedi scalzi) seguito dai canonici e portando la “Sacra Spina” (è una spina della corona di Gesù, che si conserva in cattedrale), alla chiesetta dell’Iconicella (da lui fatta erigere) ed in cui vi era una immagine della Vergine Maria, per la quale aveva una particolare venerazione. Probabilmente questo pellegrinaggio voleva ricordare il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme, dove, in una stalla fuori dell’abitato, sarebbe poi nato Gesù. L’uscita della processione era seguita dal suono della “squilla” sino al suo rientro in cattedrale, allorquando, tutte le campane della città suonavano a distesa, per salutare la venuta del Redentore. A questo punto sia gli intervenuti alla cerimonia, sia i cittadini, si scambiavano gesti di riconciliazione e gli auguri natalizi. Man mano, nel corso degli anni, si instaurò l’usanza che, a quell’ora, tutte le famiglie del parentado si riunissero in casa del capofamiglia più anziano e lì si riabbracciassero e si riappacificassero, se vi era stata qualche lite.
Ci si scambiavano doni, costituiti per lo più da prodotti dei campi o di artigianato o casalinghi (dolci, salumi, frutta secca, ecc.), mentre i più piccoli, in segno di rispetto e di augurio, baciavano la mano ai più anziani, ricevendone doni anche in denaro.La cerimonia terminava con una preghiera con cui si ricordavano le persone assenti della famiglia ed in particolare i parenti defunti. La tradizione è perdurata ininterrotta sino agli anni della guerra e, con molte varianti dovute al cambiamento del modo di vivere moderno, continua fino ad oggi. Dopo una lunga interruzione, dal 1984, è stato ripristinato anche il pellegrinaggio nella stessa data e ora. L’Arcivescovo seguito da una gran folla con fiaccole, si reca all’Iconicella e, dopo una breve preghiera, torna in piazza ove, con una breve allocuzione, formula gli auguri agli intervenuti ed alla città. Tutti si scambiano segni di pace e di augurio.

fonte: www.tuttolanciano.it